di Riccardo Giuly
di Mauro Cereda
di Marcella Cedrangolo
di Susanna Franchi
Il giovane, ingenuo, vulcanico compositore salisburghese un bel giorno si sentì stretto nelle maglie che la società settecentesca aveva costruito intorno al ruolo sociale del musicista. Così decise, per congenito coraggio o incoscienza, di inventarsi una nuova figura su misura, quella del musicista come libero professionista. La parabola mozartiana, non baciata dalla fortuna, segnò l'inizio di un processo che, attraverso il classicismo, il romanticismo, l'avanguardia musicale, è tuttora in evoluzione, reso ancora più complesso dal sovrapporsi disordinato dei vari modelli ideali di riferimento.
Cosa vuol dire oggi essere un “professionista” della musica? Cosa ne pensano gli aspiranti, i protagonisti, la società nel suo insieme?
Attraverso una ricerca empirica, svolta su territorio nazionale, i diplomati dei Conservatori italiani di questo ultimo decennio hanno delineato un quadro estremamente realistico delle attese, dei modelli professionali che nascono durante la formazione, delle contraddizioni e delle delusioni incontrate nei primi tentativi di mettere a frutto le compentenze faticosamente acquisite. I professionisti della musica, gli “arrivati”, da parte loro, hanno delineato le strade percorse, le qualità da acquisire, le compentenze da “inventarsi” per conquistare una ragionevole stabilità professionale.
Le puntuali riflessioni dell'autore danno vita a un quadro preciso e vivace, prezioso contributo all'attuale dibattito sulle professioni culturali della nostra epoca.