di Antonio Carrannante
Edizione anastatica di Fra terra e astri (1903) di Giulio Orsini. Nella presente edizione viene riproposta la seguente scansione delle poesie: dopo la prefazione Ai miei condiscepoli e l’ouverture lirica Apriamo i vetri!, troviamo il poema Orpheus, composto di cinque parti: Il fior della fede, Presso l’etrusca fontana, Gl’inviti, Verso l’alto, Getzèmani; segue quindi la seconda sezione, occupata da quattro poesie: Lady Macbeth, C’è un vuoto, Alla tomba di Santena, Specchio antico. Chiude il volume la terza sezione, la più ampia, che conta dieci componimenti: Cavallo, Dall’epistolario, Fior d’oleandro, Il tuo pensiero, Spegni i ceri, La confessione, La basilica, Ego te absolvo, Il mio secreto, Sotto la tenda.
Il volume si presenta come una raccolta poetica, i modi e i temi di questa poesia sembrano nuovi, ma maggiore curiosità desta la persona del poeta. Un conte del nobilissimo casato degli Orsini, giovane sui venticinque anni, amante sfortunato, e che ha questa principale caratteristica: non si fa vedere da nessuno.
La discussione sull’identità del poeta prosegue a tal punto che il «Giornale d’Italia» bandisce addirittura un referendum cui partecipano, tra gli altri, Ada Negri e Giuseppe Chiarini, Ugo Ojetti e Francesco Pastonchi, Guido Mazzoni e Dino Mantovani.
Il 29 aprile 1904, il «Giornale d’Italia» porta a termine il suo scoop ed emerge la verità: Giulio Orsini non appare per la semplice ragione che non esiste. L’autore di Fra terra ed astri è Domenico Gnoli, classe 1838, pressoché coetaneo di Carducci e già affiliato della Scuola Romana che aveva architettato un piano ingegnoso e particolareggiato. In seguito alla notizia si parla di burla, di beffa, di bassa mossa pubblicitaria e Fra terra e astri diviene un caso letterario.