di Paolo Vites
di Marco Bardazzi
«Oggi se posso evito la “rush hour” che alla mia età comincia a essere impegnativa e resto dell’idea che le “rides” siano troppo costose (stiamo arrivando a $ 3 per giro), ma per il resto amo la subway. Sì, mi ci sento a casa. Datemi un sedile e lì posso leggere, ascoltare musica, scrivere, fissare la gente intorno, far finta di pensare e fare i fatti miei (sempre bello, una delle cose che mi vengono meglio, da sempre).
La New York Subway, così sporca, affollata, puzzolente, rumorosa, infestata di topi, con le sue stazioni decrepite, ammuffite e arrugginite,
i suoi mille musicanti, barboni, cops, predicatori, e quei cinque/sei milioni di persone (normali?) come me che ogni giorno vanno e vengono e vengono e vanno, e rivanno e rivengono…
Si può vivere così?»