... Nell’orizzonte dei fatti, l’Infinito è un concetto matematicamente intrattabile.
L’intelligenza umana, nel tentativo di comprenderlo simbolicamente,
si serve del linguaggio, interfaccia del pensiero, che però è strumento limitato,
cioè finito. Se invece ci muoviamo nella dimensione del senso ecco che
l’Infinito trova rappresentazione nell’arte sia in forma di parole ed immagini
che di suoni. Si pensi all’omonimo idillio di Leopardi. Ma più che a
qualche verso di questa mirabile poesia intrisa del sentimento della finitudine
umana, l’opera premiata, Sentieri di Elisabetta Gomirato, fa venire in
mente l’incipit «Vaghe stelle dell’orsa…» di Le Ricordanze, perché riesce a
restituirci con scarsi mezzi e in poco spazio la vastità illimitata del cielo
notturno. Infatti, per poco si getti lo sguardo oltre la soglia della cornicefinestra,
grazie a una sorgente luminosa esterna si squadernano davanti agli
occhi miriadi di stelle, di pianeti e comete fino ai più lontani recessi dello
spazio e del tempo. È lo spettacolo che si offre ogni sera della volta celeste:
per i greci, la manifestazione visibile della Bellezza divina.