Fabio incontra fin da piccolo tanti ostacoli che lo costringono ad andare avanti su una strada di fortuna, ai margini di quella più larga e diritta dove vede camminare tutti gli altri, fino a dover combattere a lungo durante la sua adolescenza contro una grave malattia. Questa dura realtà che lo coglie nei suoi anni verdi gli fa toccare con mano la precarietà dell’esistenza, fino a trovarsi nella condizione di guardare alla vita con occhi diversi. Si affina in lui la sensibilità verso gli altri, verso la natura, verso Dio. Proprio nella sua personale sfera spirituale riesce a trovare il conforto necessario per continuare a camminare in avanti con fiduciosa attesa, cercando tra i suoi tanti perché di comprendere lo scopo della propria esistenza e sforzandosi di seguire sempre, tra le pieghe della realtà, quel “bene” che «non può rimanere inutile, non può disperdersi come polvere al vento».
La storia è ambientata a Quarate, piccolo paese alla periferia di Firenze, nell’arco di tempo che va dal 1949 al 1969 e le vicende personali e familiari si intrecciano con gli importanti eventi storici del periodo, come nelle pagine che ricordano i drammatici giorni dell’alluvione del ’66. Uno dei posti più significativi della narrazione è l’oratorio abbandonato di Montemasso, luogo incantato che fa scoprire a Fabio la sua vocazione di artista. Dipingere diventa infatti per lui l’esigenza primaria attraverso la quale riesce ad esprimere se stesso. I personaggi che si susseguono, ognuno con le proprie storie, appaiono reali e fantastici, drammatici e commoventi, tutti legati da un filo di speranza e di amore.