di Michele Brancale
Può un uomo del calibro di Vasco Bellandi, temuto e rispettato, per quanto pericolosamente sicuro di sé, cadere sotto le lusinghe di Lorenzo Piragine al punto da perdere la reputazione e il patrimonio, fino alla catastrofe totale, quando questo integerrimo commercialista finirà sotto processo, dopo aver perso anche la ragione? Sospeso tra i ricordi della sua Lucania millenaria e le avvisaglie di un amore malandrino, l’intraprendente Vittorio Di Santo, un uomo con il vizio di ficcare il naso negli armadi del bel mondo, riuscirà a inchiodare il Piragine alle sue colpe. Milano è la città: un telo bianco su cui l’autore staglia a larghe pennellate la trama degli inganni.
Con una scrittura volutamente nuda e disarmata, ma esatta come un punteruolo, l’autore ha allestito le quinte di un teatro assurdo e inquietante in cui, bandita per sempre l’innocenza, c’è posto solo per il pensiero storto. Domenico Palladino non teme il sipario, non ha paura di lasciare l’amaro in bocca con un finale che soffia come un vento freddo sulla città morente. Forse per rendere più bella l’ultima preghiera che ancora ci rimane: ridacci, o cielo, la perduta tenerezza.
(Mario Ciola)