Come Erostrato a Efeso, quale iconoclasta d’un ottuso proto-califfato, proprio mentre nasceva Alessandro Magno distrusse il celebre tempio di Artemide, in «Retrostrato» Carlo Villa restaura a parziale compensazione di quell’eretico scempio il suo percorso espressivo negato ad almeno tre generazioni oramai, prima che scompaia anche lui, come già il mitico efesino, poi divenuto personaggio emblematico per Verri, Schwob, Cechov e Sartre, quali indomiti moralisti moderni.
Un erostratismo al contrario quello del poeta romano, in quanto patologo d’una rilettura, se lettura c’è stata, d’un percorso qui riscritto del tutto, onorando le autorevoli firme che l’hanno sorretto nel tempo: esiliate anche loro per dar posto a container di macerie soffocanti senza ormai alcun rimedio: quanto quelle in Efeso subìte dalla figlia di Zeus e di Latona, sorella d’Apollo, dea delle libertà selvatiche fino all’eresia: da Sciascia considerata l’ultima dignità dell’uomo.
Menzione Speciale 2018 al XXX Premio Letterario Camaiore – Francesco Belluomini
Menzione speciale al XXXIV edizione del Premio Caput Gauri