di Luca Ariano e Guido Mattia Gallerani
di Sebastiano Aglieco
di Paolo Valesio
di Matteo Marchesini
di Camillo Bacchini
di Cinzia Demi
In questo libro è giunto a completa fioritura un elemento già presente nella poesia bertoniana: l’elemento della "pietas". Ciò che è veramente distintivo peraltro è che Alberto sa evitare il sentimentalismo edificante che spesso (per ragioni umanamente comprensibili) si accompagna alle poesie che mettono a tema il rapporto con i defunti. Alberto taglia netto: il suo è in un certo senso un libro spietato – attributo che uso con valenza nettamente positiva, e che in ultima analisi non è un ossimoro. Parlando di spietatezza, infatti, il riferimento è alla rigorosa lucidità della rappresentazione; la quale non indebolisce – tutt’al contrario – l’esplorazione di tenebra e di ricordo. [...]
Lo standard di Alberto Bertoni è alto; nel senso dell’intensità della sua "pietas". Il ruolo strategico in questo libro è giocato dalla serie di testi in memoria di un amico, definiti da Alberto come «paradosso di una Via Crucis concepita da un ateo per un altro ateo». È di questi paradossi che vive ogni autentico cammino spirituale; e del resto, il dialogo con il non-credente è forse la sfida maggiore di ogni esperienza di fede (specialmente di fede cristiana) oggi.
Con l’avvertenza, però, che qui non si parla di dialogo al plurale, fra gruppi o masse di credenti e non-credenti – in occasioni che evocano le dichiarazioni solenni e più o meno diplomatiche; e nemmeno ci si riferisce a un genere letterario abbastanza alla moda: i libretti in cui un più o meno esimio credente discorre con un più o meno illustre non-credente, con una serie di mosse coreografiche. Il dialogo che ho in mente coinvolge il singolo con un altro singolo; e non è tramato su dichiarazioni dirette (nessun vero dialogo lo è), ma si svolge in modo indiretto ed esistenziale, senza pretese aprioristiche di conversione. [...]
Un’esperienza come quella appena descritta è per eccellenza – ma non esclusivamente – l’esperienza della poesia. [...]
È sempre rischioso racchiudere un libro di poesia in una formula riassuntiva. Eppure debbo dire che per me questo libro alto di Alberto Bertoni si situa, con risolutezza e commozione, sotto l’egida di una "religio" laica (continua lezione per i credenti) della "pietas" familiare e amicale.
(dalla «Prefazione» di Paolo Valesio)