Pensiero in movimento per una ricognizione del mondo in forma di destino collettivo; indagine appassionata tramite frammenti e citazioni di letture in corso d'opera; paragrafi per disconoscere la vita che più sconcerta; affaccendato strumento poetico a fermare analisi d'una felicità negata, volta a un pessimismo inesorabile; spunti per una religiosa esigenza d'impossibile giustizia; imperioso assetto d'un laboratorio che sgomenta al corrompersi dell'uomo dietro a mance dal premio squallidissimo; fede illuminista scossa da un continuo fremito disilluso, con Impronte Carlo Villa, dopo altrettante, risentite puntate d'analogo contenuto e forma, impegna la scrittura ancora nell'attualità con uno slancio intenso e vitale, sostenendovi l'uomo nella sua tragica condizione.
Con trasporto dolente e malinconico rimuginio, ne vive lo squallore, sempre dal di dentro, mai cedendo all'effetto contrario e il clima che vi si respira è costantemente commosso per ampiezza d'interessi, germinali intuizioni, metafisiche angosce, lo smarrimento manifestando un dolore antico, presente già in molti altri titoli di Villa: che si staglia così nella storia delle nostre lettere quale ritrattista fedele di un'indole tormentata, in un sempre originale linguaggio combinatorio e industrioso, per immagini vivaci e stile personalissimo nell'arte del comporle.
Impronte, con i titoli che di tale assunto lo precedono, editi pure dalla Società Editrice Fiorentina, forma un trattato sulle passioni d'un'epoca ed è un'adulta storia di sentimenti attuali; un manuale di filosofia pratica; un galateo morale; un macchiavello della vita sull'arte d'essere infelice per mancanza di riscontri diversi, ergendosi a orazione enciclopedica sulle cose come dovrebbero essere e non saranno mai, dandone cognizione ispida, quanto limpidamente inutile, già sapendolo bene il fallimento del panegirico.
Operetta morale e zibaldone indefesso, non suonasse presuntuoso l'accostamento leopardiano, del recanatese l'opera di Villa ne percorre comunque i pegni. Né sarebbe di minore azzardo alludere a quel Trésor di Brunetto Latini, non valesse d'affatto peregrina indicazione di lettura, per lo meno per le dodici qualità ivi elencate a venir scelto a reggitore della cosa pubblica: in questo libro d'ore di Carlo Villa quanto spesso sottolineato il problema con disperato vigore.