di Anna Apollonio
di Elisabetta Nicoli
di Lorenzo Morandotti
di Michele Brancale
di Giuseppe Grattacaso
di Silvia Rosa
di Roberto R. Corsi
Una capriata che sostiene il tetto ne infragilisce il peso, lo neutralizza; una metafora presente nella prima poesia, il cui titolo è lo stesso del libro. Più avanti è il peso che assume forme e visioni diverse: il «perdere di peso del mancato», di tutto ciò, quindi, che nel tempo non è stato, e proprio per questo, pur nel vuoto e nell’assenza, rende fragile un peso possibile che, così, è stato evitato. Oppure «il peso è disciolto nel pensare» proprio come in una ridistribuzione delle forze che graverebbero sulle strutture sottostanti; in questo caso è un’idea, un’ipotesi che però non rientra tra le teorie della statica, bensì nel contesto più labile di processi psichici, mentali, come «i pesi della pena» o «il peso dei confronti». Oppure, addirittura, in una prospettiva che sembra esaltarne, apparentemente, i pregi, diventando «il peso dell’estate fonda».
Un esame spesso visivo distribuito in un percorso immaginario e reale nello stesso tempo, all’interno e all’esterno della «fragilità dei pesi».
Finalista al premio “PontedilegnoPoesia 2021”
Menzione d'onore al premio di poesia e prosa "Lorenzo Montano 2021"