Tre sillogi di poesie imperniate intorno a dei nuclei tematici forti: la rielaborazione autobiografica e introspettiva si abbina alla immersione nella quotidianità, negli attraversamenti di un mondo popolato al contempo di bellezza e di dolore. Così la parola poetica si misura da un lato con le lacerazioni del vissuto, dall’altro celebra quei miracoli che hanno contribuito a colmarle, almeno in parte: la potenza generatrice del mito e la forza catartica della scrittura nello svelare e sublimare. Un travaso costante, quindi, dalla soggettività all’osservazione e partecipazione all’universo circostante, nell’hic et nunc del nostro essere mente corporea. La dimensione perturbante, ma anche profondamente performativa dell’incontro con l’altro, prevale nell’ultima sezione: in una sorta di personale stilnovismo al femminile, l’eros – deus che agguanta e sorprende, con le sue astuzie beffarde e le sue inesauribili risorse palingenetiche – assurge a potente principio generatore di ispirazione e di anelito a esplorare e implementare le potenzialità della persona e della parola stessa.